LE INDUSTRIE MUNICIPALIZZATE
Il controllo ai regimi di monopolio
Introduzione del dott. Giosuè Nicoletti
Come ebbe a dire Massimo Severo Giannini, la municipalizzazione è come il grano che la natura fa crescere a tutte le latitudini ed in ogni condizione climatica, data la sua indispensabilità per la sopravvivenza dell’uomo. Così le aziende municipalizzate nate in clima liberal-socialista, sono sopravvissute al fascismo, anche se ostacolate e combattute e quindi costrette ad una fase di “ ristagno ed involuzione “, come ebbe a scrivere Giuliano Pischel nel testo, per molti versi ancora di attualità: L’AZIENDA MUNICIPALIZZATA (edizioni CISPEL). Non va però dimenticata l’attività controcorrente allora condotta dall’ Associazione delle aziende, allora ai primi passi, e dal suo Presidente l’on Giarratana, fascista, ma deciso assertore della municipalizzazione ed avversario dei monopoli (in particolare di quelli elettrici), il quale cosi si esprimeva sulla rivista federale :
si deve all’eroismo di pochi uomini, non solo in gran parte ignorato, ma sovente misconosciuto e vilipeso se nonostante i reiterati e potenti assalti del capitale organizzato, le aziende municipalizzate, quasi gusci vaganti in un mare insidioso, hanno potuto, con sforzi che nella storia della municipalizzazione in Italia appariranno un giorno come veri prodigi di volontà e di fede, sopravvivere ad una situazione di travaglio e che non era soltanto materiale ma anche e principalmente morale .
A questa epoca (1929) risale il documento che pubblichiamo, estratto dalla Rivista LE INDUSTRIE MUNICIPALIZZATE (organo della Federazione delle aziende municipalizzate) dal titolo IL CONTROLLO DEI REGIMI DI MONOPOLIO. Da esso traspare certamente un clima di consenso al Governo fascista, cui viene attribuita una sensibilità “sociale” (tutta da dimostrare), ma nel contempo una difesa convinta delle aziende pubbliche (statali e municipalizzate) per la loro funzione antimonopolio e quindi nella sostanza pro concorrenza, in quanto raggiungono un risultato utile per i consumatori con la riduzione delle tariffe, nel rispetto della qualità dei servizi erogati. Opinione questa che andrebbe considerata nel clima attuale di “liberalizzazione” e di fiducia incondizionata nel mercato.
Giosuè Nicoletti
LE INDUSTRIE MUNICIPALIZZATE
Il controllo ai regimi di monopolio
Gennaio-Febbraio 1929 ANNO VII
La Federazione delle Aziende Municipalizzate, entra nel terzo anno di vita, ed è con soddisfazione che noi possiamo rilevare questo fatto, soprattutto in questo Bollettino che è la rassegna di tutta, l’attività e di tutte le iniziative della nostra organizzazione, il cui valore ormai si è dimostrato attraverso dei fatti da tutti conosciuti.
Quando il Duce ha espresso alla Camera la sua opinione di andare «adagio con le municipalizzazioni » qualcuno, troppo arbitrariamente e troppo frettolosamente, ha creduto che il Duce avesse espresso la condanna definitiva. « Adagio » avrebbe voluto dire « abbasso ».
Evidentemente siamo di fronte ad un fatto strano. Quanto più il Capo del Governo parla chiaro, tanto più viene frainteso. Basterebbe ricordare certe conseguenze del discorso di Pesaro per la rivalutazione della lira, per stabilire anche in quell’occasione, veramente clamorosa, coloro che vanno per la maggiore non hanno capito niente.
Per ritornare al nostro tema basta considerare le cose senza prevenzioni, ma con onesto coraggio.
Tutti noi assistiamo al crescere di un consumo che sembra diventato uno dei consumi fondamentali della nazione: quello della benzina.
Alla stessa maniera che dal 1915 l’erogazione dell’energia elettrica si è quadruplicata, anche il consumo di benzina o, meglio ancora, dei combustibili liquidi ha seguito lo stesso ritmo.
Ad un certo punto il Governo, preoccupato che si formassero dei monopoli, cosa sempre dannosa agli interessi generali, ha costituito l'AGIP, dando a questo organismo i mezzi, le possibilità e le condizioni per arrivare, in breve tempo, ad esercitare una notevolissima influenza, con l’assorbimento del 26 % del consumo totale.
Il valore di questa impresa è dato da un elemento di fatto: dal 10 settembre 1028 al 9 gennaio 1929 il prezzo della benzina, è diminuito di 35 cent. al litro, cioè oltre il 15 % del prezzo.
Ciascuno capisce che se non fosse esistita AGIP, retta, non da criteri politici, ma da rigorosi criteri economici da, esercitarsi attraverso il controllo del mercato internazionale, i consumatori italiani non avrebbero avuto un così reale e grande beneficio.
Alla stessa maniera due anni orsono, mercè un accordo tra l'AGIP ed il Sindacato Utenti Macchine Agricole, si è avuta una diminuizione di circa 40 lire al quintale del petrolio agricolo.
Questi risultati, ottenuti attraverso una Azienda di Stato, la quale sa rispondere così bene alle sue finalità, pur mantenendo una certa, indipendenza, confermano la nostra tesi: che tutte le industrie, qualora non siano controllate dall’esercizio della concorrenza, debbono essere controllate da organismi similari, i quali basandosi su elementi assolutamente economici, possano servire di controllo alle formazioni monopolistiche, le quali, altrimenti, arriverebbero a soverchiare, per il loro insito egoismo, quella che è la realtà economica, per diventare organismi cui sarebbe facile usare dei prezzi politici a rovescio, cioè al di sopra, della stessa convenienza economica, per la quale non può prescindersi da una sana armonia fra il produttore ed il consumatore.
Nell’industria idroelettrica nessun tentativo è stato fatto in maniera particolare per creare organismi di controllo, per quanto questi controlli si siano organizzati indirettamente, e qualitativamente. Intendiamo riferirci in modo particolare alle Ferrovie dello Stato ed alle Aziende Municipalizzate.
Con la creazione da parte delle FF. SS. di impianti in proprio, le stesse ferrovie si sono costituita la base di una diretta esperienza circa l’esercizio ed i costi degli impianti, e si sono addestrati degli elementi tecnici per poter, con dati fondamentali, affrontare la discussione circa i prezzi dell’energia, che fino ad un certo momento sono stati fissati arbitrariamente dall'industria privata.
Siccome a noi piace essere obbiettivi, ricorderemo che in verità fino alla fine della guerra, i prezzi dell'energia, offerti dal mercato sono stati equi, in quanto fino a quel tempo non esisteva tra gli industriali idroelettrici quella tendenza monopolistica, ed assolutista, che ha portato nel 1928 a non tener più conto dei prezzi di costo, ma solamente dei prezzi di riferimento al prezzo di costo degli altri prodotti che non hanno niente a che fare con l'energia elettrica.
E’ certo però che, se l'Azienda ferroviaria non si fosse trovata proiettata alla fine della guerra con la creazione di propri impianti, noi avremo visto, attraverso il rialzo dei prezzi dell’energia, non condannata, ma certamente messa in mora, e forse per sempre, la trazione elettrica.
Circa il controllo degli organismi amministrativi sugli organismi industriali, trattandosi di esercizi pubblici, i Comuni hanno avuto una felice intuizione con le municipalizzazioni. Immaginare che le municipalizzazioni siano il prodotto di tendenze socialiste vuol dire creare delle risibili fantasie.
L’Azienda di Milano e l'Azienda di Torino non sono state create da socialisti, ma da gente di fede e di coraggio che dei socialisti erano avversari quanto i fascisti di oggi.
Queste industrie municipalizzate e dello Stato formano dunque il nucleo sostanziale per quella azione di controllo che lo Stato non esercita già direttamente, ma indirettamente, ai suoi fini di maggiore equilibrio economico.
Immaginare che l’industria elettrica con i suoi sei miliardi di capitale possa, diventare uno Stato nello Stato, e appunto per questo credere che tale industria debba ritenersi intangibile, è idea da megalomani che sappiano quanto giovi alla stessa industria.
Vi è già nel mondo dell'industria elettrica chi pensa giustamente che l’indirizzo che si vuol dare, attraverso immense linee di collegamento attraverso grandi piani regolatori, è una anticipazione della quale lo Stato può giovarsi nel momento nel quale l'industria elettrica rallenterá il passo, perchè avrà quasi del tutto esaurito il suo compito.
Ecco perchè il Governo fascista può anche compiacersi di lasciare larga libertà a questa grande industria per arrivare così più presto alla conclusione che appare fatale.
Qualcuno immaginerà che tutto questo porti alla, conclusione che le Aziende municipalizzate abbiano più che un compito economico, un compito politico, e che il controllo si debba esercitare a spese e sacrifici delle singole Aziende. Anche questo è un pregiudizio da eliminare, ed è uno di quei pregiudizi che gli avversari delle aziende elettriche fanno correre più spesso per poter stabilire la natura anti-economica di tali aziende.
Noi abbiamo esempi modesti, ma indistruttibili, per stabilire la linea, di condotta della nostra azione di municipalizzati.
Uno lo ha dato anche il direttore di questo Bollettino, on. Giarratana, in due momenti distinti della sua attività. Quando, nella sua veste di Presidente dell’Azienda Municipalizzata di Brescia, si è creduto in diminuire il prezzo dell'energia, tale diminuizione non è stata cervellotica, e non é stata tale da rispondere alla vanità di un gesto politico, ma é, stato un onesto e leale riconoscimento che se il prezzo del rame era diminuito, le paghe erano diminuite e le manutenzioni costavano meno, l’Azienda, non aveva diritto di giovarsi di un'azione promossa dal Governo fascista per utilità dei consumatori, ed intascarsi la differenza.
Lo stesso on. Giarratana quando è stato nominato Presidente dell'AGIP (cioè, dell'Azienda che ha creato il Governo per controllare il prezzo della benzina) ed ha potuto ottenere un ribasso, ha dichiarato subito che tale ribasso era dovuto a due condizioni che e si erano verificate, e cioè: primo, il prezzo all'origine era diminuito, secondo, avendo venduto 85.000 tonnellate in luogo di 60.000, le spese generali dell'Azienda avevano trovato in tale fatto la ragione di una diminuzione matematica.
Ma vi è qualche cosa di più: in una sua intervista col Giornale d’ItaIia, il Presidente dell'AGIP ha dichiarato che non voleva avere merito alcuno della diminuizione, in quanto se si verificassero le condizioni opposte di un maggiore costo all'origine e di una diminuzione di vendite, non avrebbe alcuna esitazione ad aumentare il prezzo.
In questo esempio noto e significativo noi poniamo tutto l'indirizzo della Federazione delle Aziende Municipalizzate, la quale si rivolge alle consociate con questo preciso monito: le Aziende debbono avere una base di ordine assolutamente economica e debbono nella loro funzione poter dimostrare che pur facendo degli utili, pur ammortizzando adeguatamente, pur mantenendo in condizioni perfette i loro impianti possono sempre e dovunque fare dei prezzi molto minori di quelli delle aziende private.
L'accusa, che si è fatta anche all'Azienda Municipale di Torino in questi tempi di vendere della energia ad un prezzo tale da non poter ottenere dei benefici per il Comune, è assurda e rivela o la preoccupazione che resti dimostrato non costare l'energia, degli impianti nuovi come si vuol far credere, cioè, molto meno di quello che sì viene stampando ed affermando anche in relazioni ufficiali, o che i costruttori dell'impianto dell'Orco hanno saputo ottenere, in contrasto a quanto si dice, di costruire un impianto con molto meno della spesa presunta.
In entrambi i casi la dimostrazione data dall'Azienda di Torino è tale da confermare una volta di più l'utilità, se non la necessità, di quel controllo all'industria idroelettrica, che lo Stato può fare senza arrischiare un centesimo attraverso le Aziende Municipalizzate a beneficio dei consumatori.
Controllo legittimato dal fatto che anche in altri campi, come quello della benzina, lo Stato non si è, fermato di fronte alla iniziativa di avere una sua. azienda particolare.
*Si precisa che l’articolo è stato per errore precedentemente attribuito, in questa rivista, al Prof. Massimo Severo Giannini, ce ne scusiamo con i lettori. |