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GIOVANNI MONTEMARTINI E LA TEORIA DELLA MUNICIPALIZZAZIONE
A cura di Giosuè Nicoletti
E’ di dominio comune che la municipalizzazione (e cioè l’assunzione della gestione di pubblici servizi da parte di enti locali) risale all’inizio del secolo scorso ma forse è meno noto che essa sin dall’origine ha formato oggetto di ricerche, discussioni e studi da parte di economisti. Infatti, come risulta anche dal dibattito che ha preceduto l’approvazione del disegno di Legge “Giolitti”, si è cercato di dimostrare che la municipalizzazione non era contraria alla concorrenza; anzi si proponeva di realizzarla in presenza di situazioni di monopolio.
Uno di questi studiosi, noto all’interno del nostro settore (ACEA di Roma gli ha titolato una Centrale elettrica) forse meno all’esterno, è stato Giovanni Montemartini che fu al tempo stesso uno studioso, docente universitario e nel contempo uomo politico. Nel 1907, seguendo la vocazione politica di socialista riformista (che condivideva con il fratello Luigi, più volte deputato, anche nel secondo dopoguerra), fu eletto (nella lista del “blocco democratico”) consigliere comunale di Roma e, nella giunta Nathan, divenne assessore ai servizi tecnologici (com’erano allora definiti i servizi pubblici locali), dedicandosi, tra l’altro, alla costituzione delle aziende municipalizzate per l’elettricità (poi anche per l’acqua) e per i trasporti urbani. Lasciato l’assessorato rimase consigliere comunale e nel luglio 1913 in una discussione, nell’aula Giulio Cesare, sui trasporti pubblici romani subì un malore che lo condusse alla morte, all’età di 46 anni.
Montemartini ci ha lasciato un’opera monumentale (ben 446 pagine) pubblicata nel 1902 dal titolo MUNICIPALIZZAZIONE DEI PUBLICI SERVIGI nella quale viene teorizzato il nuovo fenomeno della produzione diretta, da parte del Comune, di beni e servizi ad un prezzo inferiore a quello ottenibile con lo scambio.
Di quest’opera (praticamente introvabile) riteniamo interessante pubblicare la prefazione cui si può ricavare una efficace sintesi del pensiero di Montemartini per molti aspetti ancora attuale: basterà questa affermazione Quanto all’intervento dello Stato, sono giunto a questa conclusione, che liberalismo e collettivismo non sono termini che si escludono, ma che sono invece termini complementari, ambedue aventi uno scopo unico, quello di creare condizioni di libertà nel sistema economico.
PREFAZIONE
Poche parole per indicare il metodo ch'io ho seguito e le conclusioni alle quali sono arrivato, in questo mio lavoro.
Ho cercato di tracciare le leggi di sviluppo del fenomeno delle municipalizzazioni, e di stabilire le condizioni in cui il fenomeno si manifesta.
Mi sono trovato di fronte a gruppi diversi di condizioni. Il fenomeno poteva cioè essere determinato da cause molteplici, per cui era necessario considerarlo sotto diversi punti di vista. Ho dovuto profilare tre diverse analisi del fenomeno, che diedero luogo ad una teorica economica, ad una teorica politica e ad una teorica finanziaria delle municipalizzazioni. Ben inteso che i diversi gruppi di condizioni intervengono, nella realtà, sempre contemporaneamente, agendo e reagendo gli uni sugli altri, e che solo per comodità d'analisi si considerano successivamente e separatamente i diversi punti di vista.
Innanzi tutto è stato però necessario di chiarire il fenomeno del publico servigio. Sono stato trascinato, per necessità di cose, ad occuparmi, - dapprima del problema fondamentale della finanza pura - e poi, del problema fondamentale della politica economica, e cioè dell'intervento dello Stato nella vita economica di un paese.
Per ciò che riguarda il problema finanziario, sono arrivato alla, formulazione di una teorica economica pura dello Stato, la quale si limita a studiare lo Stato reale da un punto di vista esclusi vamente economico, facendo astrazione da tutti gli altri fattori od elementi sociali e naturali che possono concorrere alla determinazione del fenomeno. Lo Stato è cosi concepito come un'impresa resa industriale il cui scopo è quello di ripartire i costi di determinate produzioni sulla collettività. La teoria, ch'io avevo già anticipato in un saggio publicato nel Giornale degli Economisti, ebbe già l'onore della critica,- ma mi consola l'idea che il critico non ha neppure lontanamente intuito il processo logico della mia costruzione.
Quanto all'intervento dello Stato, sono giunto a questa conclusione, che liberismo e collettivismo . non sono termini che si escludono, ma che sono invece termini complementari, ambedue aventi uno scopo unico, quello di creare condizioni di libertà nel sistema economico.
Passo ora. brevemente in rassegna le tre teoriche, o meglio i tre gruppi di condizioni, che determinano le municipalizzazioni.
Condizioni economiche. - Il problema economico delle municipalizzazioni si ricollega e presuppone la risoluzione dei principali punti controversi delle teoriche della produzione e della distribuzione. Se la condizione necessaria dell' intervento dell'impresa politica, in regime essenzialmente democratico, sta nella mancanza della libertà nel sistema economico, si trattava di vedere in quali casi la libera concorrenza non poteva funzionare efficacemente. Ho dovuto perseguire l'analisi e nei casi di municipalizzazione semplice e nei casi di municipalizzazione industriale, distinzione questa necessaria a comprendere la vera natura del fenomeno studiato. E’stato pertanto necessario affrontare anche una teoria dei monopoli, ed una teoria dei sindacati industriali.
Come questioni pregiudiziali ho dovuto: a) entrare nell'arduo problema della cooperazione per dimostrare che la associazione cooperativa rappresenta un costo di riproduzione - nel linguaggio del Ferrara - inferiore all'impresa municipale; b) dimostrane che il Municipio in certe condizioni é produttore più economico dell'imprenditore privato; c)mostrare che il controllo dell'autorità politica sulle imprese private, non è sufficiente ad eliminare gl'inconvenienti di certe condizioni monopolistiche.
La speciale figura di questo nuovo fenomeno economico, che va sotto il nome di municipalizzazione, è rappresentata, nel testo, come il passaggio da una forma di scambio ad una forma di produzione nel procacciamento di certi beni, oppure anche come l'adozione, da parte del Municipio, della forma di produzione senza passare per la forma di scambio. Questi passaggi o questa adozione avvengono quando i beni si possono ottenere ad un costo minore. Nel caso di municipalizzazioni industriali, si ha una fase della secolare lotta tra la classe dei produttori e la classe dei consumatori. Questo tipo però d'intervento dell'impresa politica, che si domanda dai consumatori, é la forma più mite e benigna che mai siasi applicata; si tenta solamente di spingere la collettività, non a sopportare i costi, ma ad anticipare i capitali occorrenti ad un'impresa, assicurandosi dai consumatori stessi la restituzione del capitale coi relativi interessi.
Nè ho dimenticato il principio di relatività nella rilevazione del fenomeno; sona giunto anzi a combattere la formula, della municipalizzazione per la municipalizzazione, dimostrando che il verificarsi del fenomeno è strettamente legato da condizioni che sono variabili da tempo a tempo e da località a località.
Condizioni politiche. - L'analisi dei vari interessi delle diverse classi che compongono l'impresa politica, ci spiega l'atteggiamento assunto dai gruppi elettorali e dai partiti politici nei loro programmi minimi, di fronte alle municipalizzazioni. Io ho insistito sul fatto che anche la vita municipale è vita politica, e che g1'interessi di classe vi si agitano per contendersi il potere ed adoperare l'impresa politica per il conseguimento di scopi particolari ed egoistici. Ogni economia, per raggiungere certi scopi, può darsi o all'impresa privata o all'impresa politica; e le due imprese devono avere la stessa produttività marginale in ogni momento. Solo coll'avvento della democrazia nell'impresa politica, colla conseguente conquista dell'autonomia locale, col trionfo di quel complesso di aspirazioni che va sotto il nome di municipalismo, il sistema delle municipalizzazioni troverà le sue condizioni propizie di sviluppo. Man mano che nell'impresa politica potranno partecipare tutte le classi, le municipalizzazioni, - dovendo corrispondere alle nuove condizioni economiche e politiche degli imprenditori politici, - assumeranno la forma di imprese che non fanno né guadagni né perdite, e consacreranno una nuovissima funzione delle imprese politiche, quella d'intervenire, colla produzione diretta, in favore di qualunque categoria di consumatori, quando l'iniziativa privata non sarà capace di procurare determinati prodotti o servigi, al costo di produzione ed al minor costo di produzione possibile.
Condizioni finanziarie. - Le condizioni politiche hanno un'influenza grandissima sulla determinazione delle condizioni finannziarie, ma ne sono alla lor volta influenzate. Si riscontrano due sistemi finanziari nella pratica delle municipalizzazioni: o si vuoi fare della impresa municipale un organismo fiscale, o se ne vuol fare un organismo economico per l'aiuto di determinate classi di consumatori. A seconda del prevalere di classi oligarchiche o della democrazia nell'impresa, politica, avremo l’adozione dell’uno o dell'altro sistema. Queste condizioni di fatto hanno poi, in ultima analisi, prevalente influenza nella risoluzione di alcune questioni finanziarie affatto tecniche che si presentano ad ogni atto di municipalizzazione. Tali la questione della capitalizzazione delle concessioni e la questione dei prestiti municipali per far fronte alle spese d'impianto. Mi sono riferito, nella discussione di questi problemi tecnici, alle condizioni delle nostre finanze locali ed alla tendenza che si avverte in Italia in relazione a simili questioni, tendenza che trova la sua ultima espressione nell'odierno Progetto Giolitti sulle municipalizzazioni.
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Un'osservazione sul materiale raccolto e disciplinato. Dico disciplinato perché, se si trattasse di una mero raccolta di materiale, non sarebbe sufficiente una biblioteca di centinaia e centinaia di volumi per riprodurre i dati publicati, specie in questi ultimi tempi, sulla complessa questione delle municipalizzazioni. Chi volesse farsi un'idea della bibliografia, sull’argomento, può vedere e consultare con profitto quella magnifica e colossale rac-colta bibliografica del Brooks, che vide la luce in seconda edizione più che duplicata nel 1901, a soli tre anni di distanza dalla prima edizione (Robert C. Brooks, A bibliographv of municipal problems and city conditions, pag. 346, - Municipal Affairs,:
march 1901). Ma quello che maggiormente importava, dal punto di vista della teoria e della pratica, era di di coordinare il materiale, di presentarlo sotto forma tipica, per modo che ogni esempio offrisse appunto la dimostrazione o meglio, costituisse l'espressione, di un caso teorico.
Quando, per le singole municipalizzazioni si citano i soli dati di fatto, non si dà alcuna spiegazione. del fenomeno non si offre che un elenco dei luoghi, dei tempi, dell'estensione delle imprese
municipali. Quello invece che io soprattutto ho tentato di raggiungere, si è il profilo dei caratteri economici di alcune industrie che sono comunemente municipalizzate, perchè questi caratteri potevano costituire le condizioni della municipalizzazione, non dimenticando di mettere questi caratteri economici in relazione a quelle condizioni dell'ambiente che importano la costituzione d'imprese municipali. M'è parso questo l'unico metodo scientifica di trattazione e l'ho applicato precisamente alle municipalizzazioni più comuni - acqua, gas, elettricità, trams - per mostrare come in questi casi debba essere impostata e trattata una questione di municipalizzazione.
Su alcune forme di municipalizzazione ho insistito di proposito: così sulla panificazione municipale, sulle cantine e sulle farmacie municipali. Questo perchè, quando si parla di municipalizzazione, si pensa solo a quelle forme che sono state tentate in altri paesi, non si ricollega il problema alle cause determinanti e quindi si trascurano molte forme che rampollano, colla stessa legittimità, dalle medesime condizioni politiche, sociali ed economiche.
Gli esempi italiani che ho riportato, costituiscono materiale nuovo alla risoluzione del grave problema; essi valgono ad illustrare il fenomeno sviluppatosi in altro ambiente, in condizioni di cose diverse, portano quindi un contributo speciale di osservazioni.
Ricordo, da ultimo, di tener sempre presente che trattandosi di un argomento di sua natura soggetto ancora e di continuo all'esperimento, molte delle conclusioni, contingenti a determinati ambienti, alle quali sono arrivato, potranno subire col tempo delle modifcazioni; cambiandosi le condizioni, certo si é che il fenomeno potrà assumere nuovi atteggiamenti e diversi sviluppi.
Ringrazio impersonalmente, perché troppo lunga ne sarebbe l'enumerazione tutti coloro che mi furono larghi di aiuto e di consigli e che mi fornirono il materiale trattato. Mi auguro solamente di potere, con questo mio lavoro, corrispondere alla loro aspettativa, e d'aver fatto opera non del tutto inutile allo sviluppo della vita municipale italiana, che viene fortemente affermandosi nell'ora presente.
Milano, 26 aprile 1902.
G. MONTEMARTINI. |