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I COMUNI ITALIANI, SPECIE NEL SUD, NELLA STRETTA DELLA CRISI ECONOMICA
di Michele Nico 7 novembre 2024
Materia: enti locali / attività

I COMUNI ITALIANI, SPECIE NEL SUD, NELLA STRETTA DELLA CRISI ECONOMICA

 

Nella deliberazione n. 13/2024, la Corte dei conti Sezione delle Autonomie ha evidenziato come negli ultimi anni, e in particolare dopo la pandemia, sia aumentato in modo preoccupante il numero di Comuni costretti a ricorrere a procedure di dissesto e di riequilibrio pluriennale.

Specie al Sud del Paese e nei piccoli centri non tornano i conti comunali, e i numeri confermano un’immagine disastrata del sistema delle autonomie locali.

I Comuni in stato di crisi sono 470, mentre 257 sono gli enti in predissesto e 213 in dissesto, in tutto un numero pari al 6 per cento del totale complessivo dei municipi italiani.

Che cosa accade all’interno dei molti Comuni in difficoltà economica, alle prese con la disorganizzazione delle procedure, con i bilanci in rosso, e con la carenza strutturale di personale?

Per fare un esempio trai tanti, con la delibera n. 37/2024 la Corte dei Conti, Sezione di controllo per la Sicilia, ha puntato la lente di ingrandimento su un Comune che, sulla base dei referti per gli esercizi 2020 e 2021, è risultato privo del sistema integrato dei controlli interni prescritto dall’articolo 148 del Tuel.

La pronuncia riguarda forse un caso limite, ma emblematico delle difficoltà non solo economiche, ma anche gestionali che gravano su molte amministrazioni del sud Italia e che mettono a rischio gli investimenti in corso per lo sviluppo del territorio.

I pericoli del malgoverno

Il Comune sotto la lente dei giudici era un soggetto attuatore di interventi finanziati con fondi Pnrr, ma dalla documentazione dell’ente è emerso che:

-         l’organo di governo non aveva emanato specifiche direttive agli uffici amministrativi e di controllo interno per ottimizzare il ciclo di gestione dei fondi ottenuti;

-         il sistema informativo del Comune non implementava i dati sullo stato di avanzamento procedurale, finanziario e fisico degli interventi del Pnrr per garantire la successiva archiviazione informatica nel sistema ReGis, gestito dal Mef;

-         stando al referto annuale del 2021, all’epoca la Pa non aveva ancora adottato atti gestionali e di spesa per l'attuazione del Pnrr, ma si era limitata alla pubblicazione degli avvisi.

A fronte di ciò la Sezione ha rilevato, in primo luogo, che la carenza di controlli interni e dei relativi strumenti di “autocorrezione “non solo riduce il presidio sugli equilibri di bilancio e la regolarità della gestione, ma rischia di alterare i processi decisionali e programmatici, esponendo la Pa al pericolo di abusi, sprechi e cattiva amministrazione delle risorse.

Le carenze di sistema

La Sezione ha preso atto che l’ente locale ha dichiarato di avere sottoposto a controllo di regolarità amministrativa e contabile un numero esiguo di atti, e di non avere effettuato controlli, ispezioni o altre indagini per accertare la regolarità amministrativa e contabile dell’attività svolta dagli uffici.

Per di più l’ente ha sostenuto di non avere svolto verifiche sulle attestazioni concernenti i pagamenti effettuati dopo la scadenza, né di avere implementato le procedure per monitorare il flusso di liquidazione delle fatture commerciali entro i termini di legge.

Davanti a carenze così gravi nel controllo di regolarità amministrativa il collegio non ha potuto che riscontrare la totale assenza della “funzione di guida e orientamento della struttura al rispetto dei principi di legalità, imparzialità e buon andamento della Pa, finalità che il legislatore con tale forma di controllo vuole opportunamente stimolare e perseguire”.

Rispetto al controllo di gestione l’ente ha affermato di non avere istituito un’apposita unità organizzativa “a causa della grave carenza di personale”, e ciò non ha reso possibile l’integrazione operativa con il controllo strategico per il quale non è stato elaborato e applicato alcun tipo di indicatore volto a garantirne l’esercizio.

Le cose non sono andate meglio sul fronte degli organismi partecipati e della qualità dei servizi, stante l’assenza di un monitoraggio sugli adempimenti relativi ai contratti di servizio e tenuto conto che il Comune non si è dotato della carta dei servizi.

Non sorprende che in tale clima non siano stati pubblicati gli esiti di indagini sulla soddisfazione degli utenti e non siano stati svolti confronti sistematici (benchmarking) con i livelli di qualità raggiunti da altre amministrazioni.

Il richiamo dei giudici

In poche parole, come si legge in delibera, la Corte ha riscontrato “un sistema dei controlli interni in più aspetti disorganico, lacunoso e non adeguato”, riservandosi di analizzare successivi referti in attesa di rimedi correttivi, anche con riferimento ai processi del Pnrr.

Di qui il severo richiamo ai vertici dell’ente – e, in particolar modo, al segretario generale – con l’invito a porre in essere tutte le iniziative necessarie al superamento delle criticità di sistema riscontrate.

La Corte dei Conti, come si vede, non può che lanciare allarmi e avvertire con richiami, ma i segnali della crisi puntano il dito su realtà amministrative locali in affanno, alle prese con gravi problemi gestionali che richiedono efficaci rimedi strutturali e una maggiore attenzione da parte del Governo. 

 

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