HomeSentenzeArticoliLegislazionePrivacyRicercaChi siamo
Commissione europea, 28/10/2010 n. IP/10/1401
Aiuti di Stato: la Commissione deferisce l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto di una sentenza che impone il recupero di aiuti illegali

Materia: comunità europea / aiuti di stato

Reference:  IP/10/1401   

 

Bruxelles, 28 ottobre 2010

 

Aiuti di Stato: la Commissione deferisce l’Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto di una sentenza che impone il recupero di aiuti illegali.

 

La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia per non aver eseguito una decisione della Corte di giustizia dell'Unione europea che ordina il recupero di aiuti di Stato illegali e incompatibili da imprese di servizi pubblici a prevalente capitale pubblico. Benché la sentenza della Corte risalga al 2006 e nonostante i recenti progressi compiuti nel recupero, le autorità italiane non hanno ancora notificato alla Commissione l'avvenuto completamento di tale operazione. Trattandosi di un deferimento alla Corte per il mancato rispetto di una precedente sentenza della Corte, la Commissione ha deciso di chiedere alla Corte di imporre il pagamento di una penalità di 65.280 euro per giorno di ritardo successivo alla seconda sentenza della Corte fino al giorno della regolarizzazione dell'infrazione e di una somma forfettaria di 7.140 euro al giorno per il periodo intercorso tra la sentenza della Corte del 2006 e la seconda sentenza della Corte. Tali pagamenti fungerebbero da incentivo a garantire il rapido recupero degli aiuti illegali dai beneficiari.

 

La decisione iniziale della Commissione risale al 2002 (cfr. IP/02/817). La Commissione, giunta alla conclusione che l'esenzione triennale dall'imposta sul reddito e la possibilità di contrarre prestiti a tasso agevolato con la Cassa Depositi e Prestiti violassero le norme dell'UE in materia di aiuti di Stato, invitava lo Stato italiano a recuperare gli aiuti illegali. In pratica, tali misure avevano ottenuto l'effetto di rafforzare la posizione concorrenziale delle imprese interessate nei confronti di operatori privati, italiani o esteri, senza che vi fosse nessuna giustificazione accettabile ai sensi delle regole dell'UE in materia di aiuti di Stato per la concessione di una tale agevolazione. Nel 2006 la Corte ha confermato la decisione della Commissione. Nel 2007 la Commissione ha avviato un formale procedimento di infrazione per il mancato rispetto della sentenza del 2006 inviando una lettera di costituzione in mora e un parere motivato (cfr. IP/08/133).

 

Mediante la decisione odierna, la Commissione chiede alla Corte di comminare sanzioni composte da una penale giornaliera pari a 65.280 euro a partire dalla data della seconda sentenza della Corte e fino all'esecuzione della decisione in materia di aiuti di Stato e da una somma forfettaria pari a 7.140 euro al giorno per ciascun giorno trascorso dalla data della prima sentenza della Corte alla seconda sentenza della Corte. Tale richiesta è conforme all'articolo 260 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.

 

Le sanzioni proposte tengono conto della gravità dell’infrazione, del periodo già trascorso dalla precedente sentenza della Corte di giustizia e della situazione dello Stato membro di cui trattasi. La Commissione ha inoltre attribuito una particolare importanza ai progressi già compiuti dalle autorità italiane negli ultimi anni.

 

Contesto

 

L'articolo 260 del trattato stabilisce che, se uno Stato membro non si conforma alla sentenza della Corte di giustizia che riconosce una violazione della normativa dell'UE, la Commissione può adire la Corte e chiedere l'imposizione del pagamento di una penalità e/o di una somma forfettaria per porre fine all'infrazione.

 

Riguardo al recupero degli aiuti di Stato illegali, nel 2007 la Commissione ha adottato una comunicazione in cui erano esposte le migliori pratiche volte a garantire una più rapida e integrale esecuzione delle decisioni in materia di aiuti di Stato (cfr. IP/07/1609). Per questa ragione, i beneficiari e gli importi degli aiuti in questione devono essere chiaramente identificati. Gli Stati membri devono dotarsi di procedure di recupero rapide ed efficaci, anche nei loro ordinamenti giuridici nazionali. La comunicazione richiama i principi da applicare in caso di controversie che conducano all’adizione della Corte europea e/o di giudici nazionali. In questo caso, il mancato recupero da parte delle autorità italiane è in parte imputabile alle difficoltà incontrate a livello di sentenze di giudici e di tribunali nazionali che non sono in linea con quanto previsto dalla legislazione UE, poiché hanno disposto la sospensione della restituzione degli aiuti illegali da parte delle imprese interessate.

 

Di recente è stato registrato un miglioramento nei recuperi. Negli ultimi dieci anni, la Commissione ha dichiarato illegali aiuti pari a circa 12 miliardi di euro, di cui quasi il 90% è stato recuperato in bilancio dagli Stati membri. Nel caso di imprese che hanno cessato di esistere (non necessariamente per il fatto che gli aiuti siano stati dichiarati illegali), gli Stati membri dovrebbero adoperarsi per il recupero degli aiuti, anche concorrendo insieme agli altri creditori per il recupero delle somme dovute.

 

Per ulteriori informazioni sui procedimenti di infrazione dell'UE, si veda MEMO/10/530.

 

HomeSentenzeArticoliLegislazioneLinksRicercaScrivici